Pubblichiamo una recensione del libro “Papi di famiglia”, ultimo libro scritto dal Prof. Giuseppe Dalla Torre sulla storia della sua famiglia a servizio della Santa Sede.

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[G. DALLA TORRE, Papi di famiglia. Un secolo di servizio alla Santa Sede, Marcianun Press, Venezia
2020.]

[Claudio Gentile]

In concomitanza con la fine del confinamento forzato causato dall’epidemia di Covid-19 ha
visto la luce il volume del Prof. Giuseppe Dalla Torre dedicato al racconto, come specificato sin nel
titolo, dei “Papi di famiglia”.
Come precisato dall’illustre studioso nell’Introduzione, «il titolo non deve trarre in inganno. Per i
“nostri” Papi non si devono intendere i Papi della nostra famiglia: Alessandro VIII (1689-1691),
Pietro Vito Ottoboni, veneto, da parte di papà; Pio VIII (1829-1830), Francesco Saverio Maria
Felice Castiglioni, marchigiano, da parte di mamma. […] Il titolo si riferisce invece ai Papi sotto i
quali la nostra famiglia, per quattro generazioni, ha avuto modo di vivere, operare e collaborare:
in maniera diversa, con stili differenti, in epoche assai dissimili, ma sempre con il medesimo
impegno ideale, verrebbe da dire vocazionale». Ogni capitolo viene pertanto dedicato ad un Papa
sotto cui hanno collaborato nel corso del Novecento e dei primi decenni del Duemila gli esponenti
della famiglia Dalla Torre: partendo da Pio X e passando per Benedetto XV, Pio XI, Pio XII,
Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, si arriva all’oggi di Francesco.
Non mancano importanti cenni, inoltre, sull’importanza e l’influsso che ebbero sulla famiglia altri
due Papi, anche se non conosciuti personalmente dai vari componenti, e cioè Pio IX e Leone XIII.
È proprio grazie alle Encicliche sociali di quest’ultimo Papa, infatti, che si deve l’impegno
giornalistico e sociale di quel giovane conte veneto, poi chiamato a Roma per poter servire meglio e
più da vicino la Santa Sede e la Chiesa, che rispondeva al nome di Giuseppe Dalla Torre.
Il magistero leoniano sulla democrazia, la libertà, i rapporti tra la Chiesa e gli Stati e la questione
sociale entra a tal punto nel DNA della famiglia Dalla Torre che sarà un riferimento costante nel
loro modo di agire.
Se il titolo del volume cita i Papi, il sottotitolo pone l’accento sul servizio reso dai Dalla
Torre alla Santa Sede. Questo doppio filo conduttore è presente in tutta l’opera: se da un lato,
tramite l’espediente del racconto dei singoli Papi, l’Autore ci narra l’importante ruolo svolto, seppur
“dietro le quinte”, dalla famiglia Dalla Torre, dall’altro i fatti narrati ci permettono di conoscere e
capire meglio i Papi ed i loro comportamenti.
Infatti grazie a questo lavoro, in cui sono narrati circostanze, aneddoti e vicende più o meno note ed
emergono ricordi ed esperienze familiari, è possibile ben intravedere come si sia sviluppata la storia
del papato e della Chiesa italiana nel corso del Novecento. Storia alla quale i Dalla Torre hanno
partecipato a realizzare.
Col il suo modo di scrivere fluido e chiaro, Giuseppe Dalla Torre ci permettere, per
esempio, di conoscere il ruolo fattivo che il suo omonimo nonno ha avuto non solo nelle vicende
vaticane, ma anche nel movimento cattolico italiano. Infatti, Giuseppe Dalla Torre senior, prima di
divenire Direttore de L’Osservatore Romano, ha ricoperto – non ancora trentenne – il cruciale ruolo
di Presidente dell’Unione Popolare ed è stato inoltre esponente di spicco dell’Azione Cattolica (nel
1915 Benedetto XV lo nomina Presidente della Giunta Direttiva) per molti anni 1 . In virtù di questi
incarichi, in un periodo in cui la Nazione, dopo tante discussioni tra interventisti e neutralisti, usciva
da una disastrosa guerra e per i cattolici, che vedevano il loro Supremo Pastore “recluso in
Vaticano” a causa dello Stato a cui appartenevano e per cui avevano combattuto, vigeva il divieto di
partecipare alla vita politica, il Dalla Torre ha viaggiato in lungo ed in largo per l’Italia ed ha
incontrato e incoraggiato migliaia di persone.
Durante questi incontri, forte dell’appoggio pontificio, il Dalla Torre si adoperava per preparare le
coscienze alla restaurazione cristiana della società ed all’impegno civile dei cattolici. Impegno che,
però, non doveva coinvolgere la gerarchia nelle attività più prettamente politiche, ma doveva essere svolto in nome proprio. In virtù di ciò si impegnò per tenere nettamente distinte le attività
dell’Azione Cattolica con quelle del nuovo partito politico dei cattolici fondato nel 1919 dal
sacerdote calatino Luigi Sturzo.
Al riguardo l’Autore, riportando quanto sentito dire in famiglia, ci informa che non era affatto vera
l’affermazione di don Sturzo secondo la quale Dalla Torre non era entusiasta della fondazione del
Partito Popolare. Egli, invece, condivideva sinceramente il progetto e fornì appoggio all’impresa e,
soprattutto, il sostrato culturale all’iniziativa politica.
Durante la direzione del quotidiano vaticano (incarico ricoperto per quarant’anni, dal 1920 al 1960),
Dalla Torre senior, inoltre, ha vissuto in prima persona ed in un posto di osservazione senza eguali
la vita della Santa Sede e dell’Italia in anni di assoluta importanza storica: la dittatura fascista con i
contrasti con la Chiesa sull’educazione, i Patti Lateranensi, la nascita e l’affermarsi delle altre
dittature (nazismo, franchismo, etc.), la lotta al comunismo, la Seconda Guerra Mondiale.
Se nel primo ventennio di direzione, L’Osservatore Romano da giornale “locale” era divenuto un
punto di osservazione, informazione e commento di livello internazionale, durante la disastrosa
guerra mondiale fu un faro di libertà e di verità, universalmente riconosciuto. Ciò un po’ grazie al
forte e tenace carattere dello stesso Direttore, un po’ grazie all’autonomia garantitagli dal Papa e dai
vertici vaticani (senza dimenticare le garanzie riconosciute dal Trattato lateranense). Questo modo
di interpretare il giornalismo e di dirigere il quotidiano, libero, combattivo e polemico 2 , causarono al
Dalla Torre non solo ovvi e duri contrasti con il regime fascista, che si ripercossero anche sulla vita
e la professione del figlio Paolo, ma anche con alcuni esponenti vaticani, che a volte mal
sopportavano i toni e le espressioni del Direttore, che potevano causare “incidenti diplomatici” con i
Governi.
Tornata la normalità dopo l’esperienza bellica, si fa avanti la nuova generazione dei Dalla
Torre nella persona del giovane Paolo 3 . Il papà dell’Autore, anche lui con una lunga militanza
nell’Azione Cattolica alle spalle, viene incoraggiato da Mons. Montini, poi divenuto Paolo VI, ad
impegnarsi direttamente nelle nuove istituzioni democratiche. Accogliendo le sollecitazioni, Paolo
partecipa alle prime elezioni municipali romane dopo la fine della guerra e sarà ininterrottamente
consigliere comunale e assessore della Capitale dal 1947 al 1961. Studioso del Risorgimento ed in
particolare di Pio IX, Paolo, terminata l’esperienza politica, viene nominato da Giovanni XXIII
Direttore dei Musei e delle Gallerie Vaticane, incarico che comportava anche responsabilità sulla
manutenzione di tutti i monumenti storici e artistici pontifici. Proprio grazie a questo incarico riuscì
ad evitare la demolizione del Palazzo del Sant’Uffizio quando fu decisa la costruzione della nuova
Aula delle udienze progettata da Pier Luigi Nervi (l’attuale Aula Paolo VI), così come della Chiesa
di San Lorenzo in Piscibus, ora inglobata nel palazzo dei Propilei (lato sinistro). Ma soprattutto fu
l’artefice, negli anni sessanta, del grande progetto di trasferimento in Vaticano dei Musei conservati
nel Palazzo Lateranense.
Con Giovanni Paolo II, infine, si moltiplicano gli impegni vaticani dell’Autore stesso, che
iniziano con l’assistere alle udienze del processo all’attentatore del Papa Alì Agca presso la Corte di
Assise di Roma e si concludono con la ultraventennale presidenza del Tribunale dello Stato della
Città del Vaticano, senza dimenticare gli altri prestigiosi incarichi affidatigli dai vari pontefici:
consultore di diversi dicasteri, componente del Consiglio Direttivo della neo-istituita AIF (Autorità
di Informazione Finanziaria), rappresentante della Santa Sede presso l’UNIDROIT, componente di
numerose commissioni di studio, etc. Incarichi che si andavano ad aggiungere a quelli che otteneva
per il suo impegno accademico e sociale: segretario della delegazione italiana nella Commissione
per la revisione dei Patti Lateranensi, Rettore della LUMSA, Presidente dell’Unione Giuristi
Cattolici Italiani, vice Presidente del comitato scientifico-organizzatore delle Settimane Sociali,
Presidente della Fondazione Ozanam, etc.

Il volume, arricchito da una prefazione del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin,
offre, tra le righe, un ulteriore spunto di riflessione: i mutamenti avvenuti nell’ambiente vaticano nel
corso dell’ultimo secolo. Dalle grandiosità che si sono toccate con Pio XII si è passati pian piano
alla decostruzione de “l’ultima corte europea di una monarchia assoluta” (Francesco, Intervista alla
giornalista Valentina Alazraki per Televisa, 28 maggio 2019). Il libro dà qua e là alcuni accenni al
riguardo, non senza un velo di tristezza e nostalgia, soprattutto per ciò che riguarda le intenzioni di
chi era chiamato ad un qualche servizio per il Papa e per il senso di comunità – o di famiglia – che si
instaurava tra i dipendenti vaticani. Nel capitolo dedicato a Giovanni XXIII, per esempio, scrive
Dalla Torre: “Il Vaticano allora era ancora un piccolo mondo, le persone con le funzioni più umili
ed i più alti dignitari vivevano gomito a gomito, quasi come una famiglia, in un clima in cui l’onore
per il servizio prestato ed il senso di partecipare ad una grande missione faceva aggio su qualsiasi
interesse, economico o di potere. Padri e figli si succedevano, assicurando fedeltà e attaccamento
all’istituzione, senza le deviazioni del nepotismo. Un’autentica semplicità, nonostante quelli che
sarebbero potuti apparire come i “fasti” della Corte. Un Vaticano ormai tramontato da tempo”
(pag. 66). Concetti, in particolar modo quello dell’importanza delle funzioni svolte per la Chiesa e
dell’aiuto all’opera del Papa, che Dalla Torre rimarca nelle ultime pagine del volume, intitolate
“Post scriptum”, nelle quali si commiata dalla Presidenza del Tribunale. Afferma infatti: “[i
personaggi citati] [erano] persone eccezionali, di raro garbo e correttezza, epigoni di un Vaticano
di un tempo, dove era punto di onore servire il Papa, dove non si guardava a risicati stipendi, […] esisteva una sostanziale eguaglianza e fraternità, in uno spirito che accomunava tutti coi sentimenti
di una grande famiglia. Era il Vaticano in cui non si entrava per un lavoro qualsiasi, ma per
partecipare ad un’alta missione spirituale; in cui non c’erano vistose disparità di trattamento tra
retribuzioni ed in cui, proporzionalmente ma giustamente, le qualifiche più basse erano meglio
retribuite di quelle apicali. […] Il sentimento dominante era quello di un sincero e profondo
attaccamento alla Chiesa sentita come madre: e della propria madre non si parla mai male” (pagg.
156-157).
Al termine della lettura del volume quello che alla fin fine viene fuori non è solo il racconto
di uomini (i Dalla Torre ed i Papi) eccezionali, vissuti in tempi straordinari, ma proprio questo
sentimento di attaccamento alla Chiesa, insieme alla profonda devozione per il Papa, qualunque
esso sia, quale vicario di Cristo e successore di Pietro. Sono a ben vedere queste le vere leve che
hanno mosso nel loro agire le varie generazioni della famiglia Dalla Torre.


  1. Per un approfondimento sulla vita e le attività di Giuseppe Dalla Torre senior si vedano le omonime voci nel
    Dizionario Biografico degli italiani (vol. 32), a cura di F. Malgeri, e nel Dizionario storico del movimento cattolico in
    Italia (vol. II), a cura di F. Alessandrini, nonché il volume curato da M. Bocci per i tipi di Vita e Pensiero Giuseppe
    Dalla Torre. Dal movimento cattolico al servizio della Santa Sede (2010).
  2. Esempi a tal riguardo sono i volumi che raccolgono gli articoli pubblicati durante la polemica Mussolini-Pio XI dopo
    la firma dei Patti Lateranensi (Date a Dio del 1930) ed in merito alla diatriba Chiesa-Regime fascista sull’educazione
    (Azione Cattolica e fascismo del 1945).
  3. Per un approfondimento sulla vita di Paolo Dalla Torre cfr. G. DALLA TORRE, Mio padre, Aracne 2008.