Pubblichiamo il contributo del Magnifico Rettore della LUMSA, Prof. Francesco Bonini , presentato in occasione del Convegno in memoria del Prof. Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto.

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Giuseppe Dalla Torre Rettore della LUMSA

[Francesco Bonini]

Ringrazio veramente molto per questo invito. Intenderei nel breve tempo che mi è concesso sviluppare una riflessione in tre punti, con una premessa. Ringraziando innanzi tutto per la documentazione che mi ha fornito il Dott. Claudio Gentile, che sta raccogliendo i materiali relativi al lungo rettorato di Giuseppe Dalla Torre: ci auguriamo poi che ne possa poi scaturire un lavoro monografico: questa vicenda è un pezzo di storia dell’università in Italia in un momento in cui l’università cambia, avvia un processo molto rapido di cambiamento ovvero gli ultimi decenni del XX ed i primi decenni del XXI secolo.

La LUMSA nasce nel 1939 come una istituzione al servizio della Santa Sede e quindi è pienamente coerente, così come ha tratteggiato magistralmente il Decano del Sacro Collegio aprendo i nostri lavori, il Card. Re, che Giuseppe Dalla Torre abbia accettato l’invito a trasferirsi alla LUMSA ovvero a prendere su di sé la responsabilità di quella che lui stesso ha definito la seconda fondazione della LUMSA. E a questo proposito vorrei citare due documenti, rispettivamente alla fine e all’inizio del suo servizio di rettore della nostra università.

Scrive il 4 luglio 2014:

Carissimi, con l’acquisizione di trenta posizioni di docenza, che ha richiesto un grande sforzo dell’Ateneo, credo che siano state poste le basi per affrontare con serietà e forza una terza fase della vita della LUMSA, dopo quella originaria di Magistero e dopo la trasformazione in Libera Università con la sua sostanziosa crescita. In questi anni l’Ateneo ha visto implementare grandemente la propria presenza e reputazione nel sistema universitario nazionale. A questo punto ritengo conclusa la missione alla quale ho dedicato ventitré anni della mia vita. Sono stati anni entusiasmanti e pieni di soddisfazioni. Alla LUMSA ho dato molto, ma ho ricevuto moltissimo. Per questo sono profondamente grato a tutti Voi ed a ciascuno di Voi: da solo non avrei saputo fare nulla; insieme abbiamo fatto una bella traversata nel mare aperto.

Ecco, credo che queste parole, serietà e forza – questa aggettivazione permette di cominciare a tratteggiare il profilo del Dalla Torre rettore. C’è un’antica tradizione accademica che mi è stata fatta notare a suo tempo dal decano della mia disciplina, che i minori, diciamo così, i successori, gli allievi (e io mi considero senz’altro allievo, proprio anche come rettore, di Dalla Torre), non devono mai aggettivare il maggiore: un professore giovane non può mai aggettivare un professore più anziano, perché gli mancherebbe di rispetto. E allora annotiamoci queste parole, queste aggettivi: serietà e forza.

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Dall’ultimo atto passiamo al prologo. E qui vorrei citare, dai verbali del Consiglio di Amministrazione, le parole di un altro grande intellettuale cattolico italiano, che è stato il primo rettore della LUMSA, e cioè il Prof. Armando Rigobello.
Armando Rigobello nella riunione del 16 ottobre 1991 propone “alla carica di futuro Rettore il Prof. Giuseppe Dalla Torre in quanto “ordinario di 1^ fascia presso la nostra università”. Che cosa dice Rigobello? Innanzitutto “l’opportunità che un docente di ruolo interno alla LUMSA assuma la piena responsabilità della guida scientifica della nostra Istituzione accademica”, la seconda “per il riconosciuto spessore scientifico umano e cristiano del Prof. Dalla Torre” come “garanzia sicura per il perseguimento delle finalità scientifico-culturali e formative della LUMSA”. Ecco, volevo sottolineare queste altre parole: garanzia sicura. Che credo che sia una delle caratteristiche più significative di Giuseppe Dalla Torre, non solo come rettore, ma più ampiamente nell’ambito della vicenda complessiva del mondo cattolico italiano tra due secoli, fra gli anni Novanta ed i primi decenni degli anni Duemila. Garanzia sicura, serietà e forza.

Nel corso di questi anni, dal 1991 al 2014 la LUMSA è cresciuta – per usare una espressione evangelica – settanta volte sette. Nel senso che si è passati dai sette docenti di ruolo del 1991 ai 110 circa del 2021. E sicuramente al momento della conclusione del rettorato di Giuseppe Dalla Torre eravamo circa 75, veramente una decuplicazione del corpo docente, che è stata gestita con quell’aggettivazione che Rigobello e la LUMSA dell’epoca si aspettava e che lo stesso Giuseppe Dalla Torre ci ha trasmesso in qualche modo come bilancio e come lascito.

Delle tante cose che sono accadute in questi ventitré anni, mi limiterei a ricordarne tre. E siamo nel secondo punto del mio brevissimo intervento.
Volevo ricordare Palermo. Da più di vent’anni la LUMSA è a Palermo. Aveva cominciato ad essere presente già negli anni Ottanta con la scuola di servizio sociale, ma Giuseppe Dalla Torre ha istituito il corso di laurea in Giurisprudenza. Il sindaco di Palermo, non più tardi dell’altro giorno in una manifestazione pubblica, ha detto che Palermo è una città universitaria perché c’è la LUMSA, se no sarebbe semplicemente “una città con l’università”. Ed è differente una città universitaria da una città con l’università. E il modo di essere andati a Palermo dice molto del punto di riferimento sicuro che Dalla Torre è stato – e continua ad esserlo – per il mondo cattolico. Perché è stato un ingresso in stretto collegamento con la comunità ecclesiale e l’arcidiocesi di Palermo, ma anche con il tessuto vivo della città.

La seconda cosa, tra le tantissime, tra le prime cronologicamente, che ha caratterizzato questo rettorato è stata Giurisprudenza.
Giurisprudenza a Roma – è stato ricordato prima anche dal Card. Re – è stata vissuta e voluta e costruita da Giuseppe Dalla Torre con i Giuristi Cattolici. Prima è stato portato il saluto via chat del Prof. Casavola. Le persone, i gradi nomi che hanno insegnato, Francesco D’Agostino è tra questi, fin dall’inizio a Giurisprudenza alla LUMSA a Roma sono partecipi di questa comunità di vita, di pensiero, di azione che sono i Giuristi Cattolici e queste grandi figure hanno fatto la storia poi più in generale dell’Italia in questi anni.

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La terza cosa che vorrei ricordare è una cosa molto più piccola rispetto alle altre appena ricordate e cioè l’editrice Studium.
Giuseppe Dalla Torre ha dedicato grandi energie a questa intrapresa. Una casa editrice piccola, ma attiva e significativa. Giuseppe Dalla Torre ha preso il posto come Presidente di Studium di Vincenzo Cappelletti. Anche qui c’è una genealogia di intellettuali che si pongono al servizio dell’università, ma anche dello sviluppo culturale che sta accanto all’università.

Sono moltissimi i volumi che Giuseppe Dalla Torre ha pubblicato per Studium e la sua collaborazione assidua alla rivista con una rubrica che si chiamava “Il punto”. Sono stati poi raccolti molti di questi articoli.
Siamo così al terzo punto: qualche notazione sul suo stile e sui suoi temi di rettore. Di Giuseppe Dalla Torre professore diranno poi con l’autorevolezza che li connota Carlo Cardia e Giuseppe Ignesti.

Uno stile autorevole e sereno. Anche qui due aggettivi che possono stare in questo elenco di aggettivi nello spirito che ricordavo prima.
I suoi collaboratori ricordano poche volte che Dalla Torre avesse alzato la voce – ogni tanto bisogna alzarla la voce. Poche volte proprio per questa sua autorevolezza in qualche modo naturale. Autorevolezza che spendeva nella governance dell’Ateneo – la LUMSA ha una governance duale per statuto – e che spendeva nei consessi accademici: nella CRUL, il coordinamento delle università del Lazio, e nella CRUI, il coordinamento dei rettori delle università italiane. In cui aveva una naturale autorevolezza che lo portava anche a fare alcune operazioni significative dal punto di vista istituzionale. Come componente del CUN ha partecipato alla definizione dei settori scientifici-disciplinari e, tra i suoi motivi di vanto, c’era quello di aver definito IUS il raggruppamento giuridico. Con questa antica e sintetica espressione latina, che sta anche nella radice della testata dei Giuristi Cattolici.

Dopo la fine del suo rettorato lo stile di Dalla Torre è stato uno stile autorevole e sereno, in un rapporto con il sottoscritto che è sempre stato un rapporto direi naturale. E vi racconto anche che – ogni tanto è bene anche essere sconfitti e finire in minoranza perché chi governa non deve sempre vincere – in una occasione per la chiamata di un professore io mi ero pronunciato in un certo modo ed il Consiglio di Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Scienze politiche si è pronunciato in un altro modo. Giuseppe Dalla Torre apparteneva autorevolmente al gruppo che si era pronunciato in un altro modo e devo dire è stato il modo che poi il sottoscritto alla fine si augurava passando attraverso la propria stessa sconfitta.

Questo dimostra anche l’importanza dello stile ed il lascito che Dalla Torre ci ha dato da rettore e da professore della LUMSA.
Un’ultima annotazione su questo terzo e ultimo punto riguarda i temi. Sono già stati ricordati negli interventi precedenti e poi saranno approfonditi in quelli successivi. Volevo qui ricordare i temi delle sue prolusioni, di due delle sue prolusioni. La prima prolusione che fece non ancora da rettore, ma da professore, appena trasferitosi alla LUMSA, il 12 dicembre 1990, che è il primo anno della LUMSA come LUMSA, passata da Magistero a Libera Università. Si intitolava: “La laicità dello Stato: una nozione giuridicamente inutile?”.

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Se noi vediamo l’impressionante elenco dei lavori di Dalla Torre contenuto in appendice ai tre volumi del cofanetto che gli è stato dedicati dagli allievi in occasione della conclusione del suo periodo di servizio universitario – che poi coincideva anche con la fine del suo rettorato – quando raggiunse l’emeritato. Questo è uno dei temi che sono un po’ il leit motiv della sua riflessione. Cui se ne può aggiungere un secondo: nel 1993 tenne anche la prolusione all’inaugurazione della Lateranense, di cui fu a lungo stimato docente. Perché a Giuseppe Dalla Torre piaceva molto insegnare. L’ha detto Tarquinio, gli piaceva scrivere e sapeva scrivere, articoli anche brevi e comunicativi, ma gli piaceva moltissimo insegnare. Ha insegnato tanto alla LUMSA, ma ha insegnato in diverse università pontificie, tanto che la gran parte dei vertici della “burocrazia” della Santa Sede sono passati attraverso le sue lezioni. Alla Lateranense tiene nel ’93 la prolusione su “Nuove frontiere nei rapporti fra Chiesa e comunità politica: la questione bioetica”. Poi su questo è ritornato e ha fatto parte – lo sa D’Agostino, lo sa la Prof.ssa Palazzani – del Comitato. Bastano solo i temi di queste due prolusioni per sottolineare come fosse presente oltre che sui grandi temi propri della sua disciplina, fosse presente da accademico, da professore, e proprio anche da rettore sui grandi temi del diritto nel senso prima ricordato da D’Agostino. Moltissime altre cose potrebbero e devono essere dette su Dalla Torre rettore della nostra università. Credo che queste brevissime considerazioni possono avere illustrato qualcosa del suo stile e delle sue molteplici realizzazioni. Sempre con questa idea che abbiamo ribadito – è stato ricordato l’incontro con Giovanni Paolo II per l’anniversario del 1999 (ogni dieci anni scandiamo la crescita e lo sviluppo della nostra università, nel 2019 abbiamo incontrato Papa Francesco e Giuseppe Dalla Torre naturalmente era presente e una delle fotografie che sono state diffuse insieme a questa bellissima che è anche nella nostra locandina di oggi si riferisce proprio a quel momento – a Papa Francesco e Papa Francesco ci ha in qualche modo riconsegnato questa missione di essere una istituzione universitaria di servizio. Una istituzione universitaria di servizio e devo dire che l’esempio di Dalla Torre questo servizio illustra ed incarna e con creatività, con serenità, con autorevolezza lo proietta in questa situazione molto complessa che sitiamo vivendo da un punto di vista universitario che più in generale dal punto di vista civile e dal punto di vista sociale. Concludo con un appuntamento. Come avevo detto al Presidente Nocilla, la nostra Università ha intenzione di ricordare il Prof. Dalla Torre nell’anniversario della sua scomparsa, il prossimo 3 dicembre, con una giornata, che mi auguro si possa svolgere veramente in presenza, sul tema ““Il mondo cattolico” tra due secoli”, come omaggio a Giuseppe Dalla Torre, ma anche come riflessione su quello che tutti insieme, cioè tutte queste varie realtà che Dalla Torre ha interpretato e animato, tutti insieme possiamo fare per cercare di dare un contributo al nostro presente e al nostro futuro. Papa Francesco ha ricordato anche ieri, incontrando le autorità dell’Iraq, che dalla pandemia non si esce uguali: si può uscire migliori o peggiori. E quindi io mi auguro che anche i Giuristi Cattolici, oltre che qui vedo collegato anche il Rettore della Pontificia Università della Santa Croce che è anche il Presidente della Consociatio Iuris Canonici, tutti insieme le varie realtà possano animare questa riflessione corale

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per ricordare, ma anche per trarre da questo ricordo e da questo omaggio veramente nuove prospettive di servizio.
Diceva Dalla Torre, e concludo, nel suo saluto alla comunità accademica del luglio 2014: “Sono consapevole che per il bene dell’Ateneo è necessario un cambio generazionale. Nuove sfide si profilano ed occorrono forze nuove, giovani, capaci di osare, di andare ancora più a largo”.

Questo appartiene probabilmente al mio successore come legato, ma credo che appartenga a tutti noi come “mondo cattolico” raccogliere questa diciamo così sollecitazione, che ci viene da una vita operosa di servizio e da un magistero veramente elevato che per tutti noi è un continuo pungolo, un continuo monito ed anche direi un continuo aiuto.

Grazie veramente per questa occasione e continuiamo a riflettere ed impegnarci lungo questa strada molto ben chiara, molto ben definita.

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