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L’esempio di Giorgio La Pira in tempi così fragili

Cesare Borgia

In un’epoca di appiattimento degli ideali, tristemente connotata da quotidiano qualunquismo e individualismo nonché da pensiero debole, l’esempio di Giorgio La Pira può, ad avviso di chi scrive, essere “un faro nella notte”.
La Pira, politico e accademico italiano che – stando alle parole pronunciate da Papa Paolo VI all’udienza generale del 3 novembre 1976 – ha compiuto tanto bene rimanendo fedele sempre alla ricchezza dell’ispirazione cristiana.
Giorgio La Pira portava regolarmente a Roma i giovani legati ai Villaggi della Gioventù ai quali dedicava il suo impegno formativo alla luce dell’insegnamento e della storia della Chiesa, perché la sua in primis era una vita interamente dedicata allo studio e alla preghiera.
Una carriera brillante lo portò a diventare docente di Diritto Romano all’Università di Firenze e deputato all’Assemblea Costituente nella lista della Democrazia Cristiana, tra i maggiori artefici dell’impostazione e stesura della Costituzione della Repubblica Italiana. In particolare svolge un’opera apprezzata nella redazione dei Principi Fondamentali. L’attuale Articolo 2 della Costituzione viene modellato attorno alla sua proposta iniziale.
Articolo 2 della Costituzione Italiana che recita: « La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale ».
Fu anche tre volte sindaco di Firenze.
Tutto questo sempre unendo: studio e preghiera, amore per la giustizia, la solidarietà, la pace e il dialogo, la promozione della dignità umana e della civiltà cristiana.
Il suo motto in politica era: “ Vedere, discernere e agire ”.
Per lui politica e bene comune erano inscindibili: era richiesto l’impegno di tutti ma impegno esigente. Per La Pira i giovani devono essere ferrati e formati, non c’è spazio per il dilettantismo.
Giorgio La Pira era soprattutto un uomo di fede, al servizio del mondo. Fondamentale è il suo impegno per la pace: la sua teoria è che la guerra deve lasciare il posto alla diplomazia internazionale. In piena escalation nucleare, invitato a parlare in giro per il mondo, sostiene che gli Stati non devono costruire missili, ma astronavi; finanziare progetti di sviluppo per eliminare la povertà, e non piani militari. A Firenze organizza i “Convegni internazionali sulla pace”, e poi i “Colloqui mediterranei” per mettere in dialogo cristiani, ebrei e musulmani.
La pace tra Francia e Algeria nasce nei corridoi di Palazzo Vecchio a Firenze.
Nel 1959, a Mosca, davanti al Soviet Supremo parla di pace nel nome di Gesù.
Nel 1965, nell’ennesimo viaggio impossibile, stavolta in Vietnam, è l’unico uomo politico che Ho Chi Minh accetta di incontrare, in un disperato tentativo di mediazione con gli Stati Uniti, destinato a fallire.
Tra le tante definizioni che sono state attribuite a La Pira, una del presidente della Fondazione La Pira, Mario Primicerio, è particolarmente significativa ed è: “il commesso viaggiatore della speranza” , perché ovunque andasse nel mondo portava la speranza, la “speranza che i cristiani interpretano come una realtà, cioè che il piano della provvidenza va verso la luce e mai verso le tenebre”.
Papa Francesco lo ha ricordato incontrando duecento tra membri della Fondazione Giorgio La Pira e partecipanti al quinto convegno nazionale delle associazioni e dei gruppi intitolati all’uomo politico e che il Pontefice ha dichiarato venerabile.
In quella occasione il Papa esordisce auspicando che l’incontro, dal titolo “ Spes contra Spem” , sperare contro ogni speranza, parole di San Paolo che La Pira trasformò in un motto, possa contribuire a far crescere in Italia “l’impegno per lo sviluppo integrale delle persone” .