Pubblichiamo il contributo di Paolo Nasti, che arricchisce il dibattito avviato in occasione dell’Assemblea dei Soci UGCI 2018.

Scarica il PDF

La moltiplicazione dei modelli familiari

Paolo Nasti

Constatare la moltiplicazione dei modelli familiari nel contesto europeo, e non solo, vuol dire anche denunciare  le ragioni storico culturali della crisi della famiglia tradizionale cristiana.

Tra le molteplici ragioni, certamente, un ruolo non secondario ha avuto lo sviluppo  della società industriale che ha imposto le proprie esigenze alla organizzazione di vita delle famiglie. 

In tale contesto appare lecito domandarsi se sia stato determinante il rarefarsi della fedeltà ai valori cristiani e ai costumi di vita con questi coerenti, progressivamente e diffusamente sopraffatti e sostituiti da una scuola di pensiero  avversaria che ha apertamente dichiarato e proposto il preciso fine di voler abolire e soppiantare quei valori e costumi, e combattere quei poteri e quelle istituzioni, in primis la famiglia e la Chiesa, che in essi si riconoscevano.

Quella scuola di pensiero, cioè, che prima di essere accolta,in tutto o in parte, in un progetto di militanza politica di partito, che qui ovviamente non interessa e che non deve interferire con la riflessione che ci si propone, è nata con intenti socio-filosofici.

Secondo i fautori di questo pensiero, lungi dall’essere un luogo di sana formazione ed educazione dei giovani, la famiglia tradizionale, la Chiesa, la scuola e ogni altra istituzione sociale, attraverso lo strumento della repressione sessuale,  modellano l’individuo in modo da renderlo capace di sottomettersi a tutti gli apparati ideologici di Stato e alle strutture della vita quotidiana alle quali deve adattarsi.

Per questo, secondo quel pensiero, la famiglia tradizionale, soprattutto, deve essere combattuta. 

Tra gli altri il Volume “Contro la morale borghese. Sesso, famiglia e religione nella società capitalistica”, che contiene scritti di Jean Marie Brohm, di Wilhelm Reich, Erich Fromm, e di altri,è particolarmente significativo.

Nella sua “Prefazione alla edizione italiana”, a firma di J. M. Brohm, tra l’altro, si legge:”La repressione sessuale ha come obiettivo primario – come ha dimostrato il giovane Freud nei suoi scritti giovanili (S. Freud, La vita sessuale) – d’abituare l’individuo alla sottomissione e alla passività intellettuale (assenza di spirito critico) da una parte, e dall’altra l’ integrazione nelle strutture repressive e autoritarie dello Stato borghese. La famiglia, dice Reich, è la fabbrica ideologica che produce cittadini sottomessi e disciplinati. E’ uno Stato in miniatura, di cui il padre è un “duce”  in miniatura. Questo processo si compie attraverso la mediazione dell’ inserimento del Super-Io, che è il rappresentante ideologico delle ideologie reazionarie dell’autoritarismo e della morale repressiva. –omissis– Si può dire che la riproduzione dilatata del Super-Io (grazie alla Chiesa, alla scuola, alla famiglia, all’esercito, alla fabbrica ecc., e in generale a tutti gli apparati ideologici dello Stato) è altrettanto necessaria alla continuità della società borghese come la riproduzione ampliata del capitale…-omissis-. Per tutte queste ragioni è necessario oggi iniziare la lotta contro la repressione sessuale –omissis- soprattutto col creare -omissis- un’organizzazione rivoluzionaria di giovani, di cui uno dei compiti sarà la dura denunzia della repressione sessuale e la lotta per il diritto all’aborto e alla contraccezione libera.”

Nel volume “Psicologia di massa del fascismo” di W. Reich, pubblicato dalla Piccola Biblioteca Einaudi, che affronta il problema della “scienza della sessuo-economia sociale che si basa sul fondamento sociologico di Marx e su quello psicologico di Freud”, in modo illuminante della scuola di pensiero sopra citata, con riferimento alla famiglia, si legge: “ […] il concatenamento della struttura socio-economica con la struttura sessuale della società e la riproduzione strutturale della società stessa avviene nei primi quattro o cinque anni di vita e nella famiglia autoritaria. In seguito la Chiesa non fa altro che continuare questa funzione. Così lo Stato autoritario ha un interesse immenso nella famiglia autoritaria: Essa è diventata la sua fabbrica strutturale e ideologica.”

E’ lecito pensare che detto pensiero, che ha i suoi epigoni in C. Marx, F. Engels e F. W. Nietzsche, si consolida e acquista una sua distinta identità nella prima metà del ‘900, con S. Freud, gli autori sopra citati, Marcuse e gli ispiratori del movimento del ’68, e molti altri, fino a essere  ancora oggi il nocciolo della cultura dominante, abbia influito in modo significativo a provocare, con lucida e dichiarata programmazione, la profonda crisi della morale sessuale cristiana e della famiglia tradizionale,correttamente intesa e vissuta.

Per questo sarebbe interessante riflettere se siano stati sottovalutati i gravi rischi insiti in quel pensiero e, con ciò, si sia omesso di controbatterne adeguatamente i contenuti pericolosi, peraltro intrecciati con altri portatori di condivisibili conquiste sociali quali, ad esempio,  la meditata e consapevole condanna dell’autoritarismo e delle sue nefaste forme politico sociali.

Se appare ineluttabile e irreversibile, nel breve periodo, tutto ciò che, estraneo e antitetico con i valori cristiani, e coerente con quella scuola di  pensiero, è ormai accolto dall’ordinamento vigente, forse troppo rinunciataria è la prospettiva di limitarsi alla semplice testimonianza personale e culturale di modelli e stili di vita differenti da quelli ormai dominanti.

L’esperienza diffusa ha ormai resi noti e palesi i non lievi danni alla salute fisica e soprattutto psicologica, congiunti a quelli economici e sociali, prodotti dalla nuova disciplina della vita affettiva e familiare.

 E’ partendo dai dati di questa esperienza che, forse, è possibile impostare una decisa azione di recupero di almeno una parte del perduto.